La donna e il forestiero. Una lettura di un testo di una canzone di Adriano Celentano
Il forestiero è un album di Adriano Celentano pubblicato nel 1970. Inciso su un 45 giri il title track,il cui testo è accompagnato da una movimentata musica orientale.
Celentano riproporrà Il forestiero dal vivo in poche occasioni: nel concerto per gli ammalati in viaggio per Lourdes, il 27 settembre 1995; a Sanremo nel corso della prima serata del Festival, il 14 febbraio 2012, scatenando una serie di critiche da parte della stampa cattolica; e poi durante lo spettacolo Adrian Live – Questa è la storia il 5 dicembre 2019. Il testo del brano – scritto da Luciano Beretta e Miki Del Prete, mentre la musica è di Gino Santercole e Nando De Luca – racconta dell’incontro tra Gesù e la Samaritana presente nel Vangelo di Giovanni (4, 1-30).
Gesù, insieme ai suoi discepoli, è diretto verso la Galilea e la strada normale dalla Giudea attraversava la Samaria. Il viaggio richiedeva più o meno tre giorni di cammino. Il villaggio di Sicar è forse l’antica Sichem e probabilmente la moderna Askar, a meno di 1 km a nord-est del pozzo. La Samaria è l’antica capitale del regno del nord d’Israele e successivamente nome del territorio circostante diventando la provincia della Samaria. La città è stata fondata nell’anno 880 a.C. dal re Omri. Gli abitanti della Samaria sono chiamati Samaritani. Dopo la conquista da parte degli Assiri nel 722 a.C., parte della popolazione fu deportata e al suo posto furono insediati coloni assiri che si mescolarono con gli israeliti rimasti. Per questo motivo sono il simbolo di un giudaismo eterodosso, e da allora i giudei considerano i samaritani pagani e il loro culto illegittimo. I samaritani si costituirono come comunità religiosa autonoma, con un proprio culto, costruendo un tempio sul monte Garizim. Il rapporto fra giudei e samaritani rimase teso fino al periodo neotestamentario e post-bibblico. Gesù si rivolge a loro proprio perché erano considerati pagani ed emarginati, e annuncia loro l’evangelo. Oggi ci sono circa 400 samaritani che vivono a Nablus (Sichem) e nelle vicinanze di Tel Aviv.
C’è un’oasi nel deserto | dove un giorno a chieder l’acqua si fermò | un forestiero | in mezzo ai palmeti verdi | c’era un pozzo |
Gesù è identificato come un forestiero, d’altronde lo è dato che è nel territorio della Samaria. Il pozzo, posto al centro di palmeti verdi, è il pozzo di Giacobbe; esiste ancora oggi ed è profondo circa 40 metri, si trova alla biforcazione principale della strada. Ancora oggi lo si può contemplare entro il mirabile scenario dei due monti, quello della benedizione, Garizim, e quello della maledizione, Ebal.
L’atmosfera si presenta calda, e la richiesta del forestiero in viaggio è l’acqua.
e una ragazza era là | il suo nome era Sara |
Celentano identifica la ragazza con il nome di Sara. Possiamo avanzare una duplice ipotesi: 1) che sia un riferimento alla moglie di Abramo, quindi collegata in questo modo al pozzo di Giacobbe; 2) che sia un nome di fantasia ma comunque appartenente ai nomi di origine ebraica;
“Tu sei un Giudeo” | gli disse la donna | “Con quale coraggio mi chiedi da bere | sono mille anni e più | che i tipi come te | non passa di qui | non parlano con noi | ed il primo sei tu | ma perché tu lo fai | a una Samaritana i Giudei un po’ d’acqua non chiesero mai” |
Alla richiesta del forestiero di acqua, la donna reagisce stupita riferendosi alle relazioni piuttosto tese tra Giudei e Samaritani, sono mille anni e più…, in realtà la questione nasce intorno al 536 durante la ricostruzione del tempio. I Giudei disprezzavano i Samaritani perché si erano contaminati con altri popoli, soprattutto sul piano religioso, motivo per cui i Giudei non accettarono l’aiuto dei samaritani nella ricostruzione del tempio, i quali iniziarono a ostacolarne la costruzione. Per di più la donna era considerata in maniera secondaria rispetto all’uomo, a maggior ragione una donna samaritana, questo soprattutto come nella maggior parte dei popoli dell’oriente antico dove vigeva in maniera evidente il principio del patriarcato. Nella comunità esse dovevano, naturalmente, tenersi sullo sfondo, dovevano intravedere il loro compito nell’ambito privato, famigliare, di servizio e lasciare agli uomini il pubblico. Questo però non significava mancanza di dignità; corrisponde alla concezione di allora e alle realtà sociologiche di fatto.
“Tu donna se conoscessi il forestiero che sta qui davanti a te | gli chiederesti | un sorso di acqua | e allora sarei io che darei da bere a te | io che sono un Giudeo” |
L’auto presentazione da parte del forestiero, se conoscessi … darei da bere a te,siamo davanti alla rivelazione cristologica: è lui che dà la vera acqua che disseta e non il pozzo di Giacobbe: Gesù è più grande di Giacobbe. Il simbolo dell’acqua viva, di cui si parla in Giovanni, allude particolarmente allo Spirito. La samaritana scopre il mistero di Gesù all’interno di quel piccolo segno concreto che è un pozzo.
A quel forestiero | rispose la donna | “Ma dove la trovi quest’acqua da bere | io vedo che non hai la secchia insieme a te | profondo è il pozzo sai | vuoi dirmi come fai” |
L’assenza di una secchia come strumento per attingere l’acqua non era un problema, perché Giacobbe era anche associato a un miracolo per cui l’acqua saliva fino alla sommità del pozzo e continuava a scorrere.
Lui la donna guardò | sorridente spiegò | “Non si trova nel pozzo quest’acqua di vita che io ti darò” |
Splendidi giochi di sguardi e sorrisi mostrano l’empatia del forestiero, un Giudeo sorride a una donna samaritana. Questo sorriso abbatte l’ostilità secolare tra samaritani e giudei. L’acqua di vita che il forestiero può dare alla donna è da intendere su due registri: 1) Gesù rispose che lui non solo è più grande di Giacobbe, ma che è venuto a sostituire la realtà descritta nell’AT. 2) Il possesso permanente dell’acqua viva, all’interno del sistema simbolico giudaico potrebbe riferirsi: a) allo Spirito di Dio che purifica la comunità dei giusti; b) a Dio, la sorgente di acqua viva (Ger 2,13), alla quale si dissetano i fedeli (Sal 36,8); c) alla legge; d) alla Sapienza che di se stessa dice: «quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete» (Sir 24,21).
E lei | e lei | e lei | era incredula e lui | e lui | e lui | all’orecchio lei si avvicinò | le bisbigliò qualcosa | e lei sbiancò |
Siamo ancora dentro una cornice empatica, il forestiero dinanzi all’incredulità della donna si avvicina all’orecchi e le bisbiglia qualcosa. Il verbo bisbigliare crea un’atmosfera di mistero. Il lettore deve dedurre che il passato della donna va considerato un passato di peccato. In Giovanni conosciamo bene il motivo per cui la donna sbiancò.
“Tu sai tutto di me | mi vuoi dire chi sei | solamente un profeta conosce i segreti di ognuno di noi” |
La tradizione samaritana aspettava il profeta per scoprire i vasi sacri del Tempio distrutto e confermare la loro tradizione culturale, non in Gerusalemme ma sul monte Garizim, sul quale i Samaritani avevano costruito un tempio, che essi consideravano come il luogo della visione celeste di Giacobbe riferita in Gen 28,16-18. Le parole della donna possono essere intese come una sfida.
I giudei consideravano la visione di Giacobbe come una legittimazione del culto di Gerusalemme. Gesù proclama che nell’era messianica, che è iniziata ora, il culto di Dio non sarà legato ad alcun luogo. Qualsiasi priorità dei Giudei sui Samaritani implicita nel versetto 22 verrà tra breve cancellata, quando sarà chiaro che il vero modo di attuare il culto è la fede in Gesù.
“Signore io so che un giorno il messia come un povero verrà | in mezzo a noi | e quando verrà sta scritto | già sta scritto che ogni cosa ci dirà | perché viene dal cielo” |
E quel forestiero di tanta bellezza | guardò quella donna con molta dolcezza | e disse “sono io colui che dici tu | se l’acqua mia berrai mai più tu morirai”
Il discorso giunge alla piena rivelazione quando la donna accenna che il forestiero potrebbe essere il profeta messianico, e lui le risponde: Sono io… .
e la prima fu lei | a sapere di lui | che quell’uomo del pozzo era il figlio di Dio chiamato Gesù
Questa affermazione è il vertice della rivelazione: quel forestiero è il figlio di Dio chiamato Gesù dispensatore di un’acqua che non fa morire: l’acqua di vita. Questa donna, che ora passa davanti ai nostri occhi, ha conquistato qualcosa di più: la fede. Una fede sicuramente legata al tu sai tutto di me.
La samaritana ha avuto bisogno di un aiuto per giungere alla fede.
Il brano di Celentano termina qui, mentre Giovanni chiude con il tema della missione: la donna rientra in città per portare il popolo a Gesù, il Messia.