Agorà IRC n. 7-8-9 -giugno – luglio – agosto 2021
EDITORIALE di Francesco Sica
Apriamo questo numero dedicato al disagio giovnile con un’intervista a Domenico Luongo, terapista esperto di dipendenze e recupero.
Cosa può o non può fare un docente in presenza di segni, da parte degli alunni, che potrebbero indicare l’inizio di una dipendenza? Questa è una domanda che ogni docente, nella suo percorso scolastico, si è posto molte volte. Spesso non ci riteniamo all’altezza di decriptare questi segnali, talvolta a giusta ragione. Altre volte, invece, ci troviamo di fronte ai muri che alzano le famiglie preferendo negare il problema.
La domanda da farsi, allora, è: cosa si intende per dipendenza e quali sono i segnali che l’accompagnano? Lo chiediamo a Domenico, counseling esistenziale, responsabile del gruppo “alcolisti e tossicodipendenti Ser.d. di Pomigliano, nonché terapista familiare.
“Quando si parlava di dipendenze 30 anni fa si parlava di cocaina e di eroina. Oggi quando si parla di dipendenze si apre un mondo infinito, in cui oggi stiamo conoscendo sempre più quella legata al mondo del web (pornografia e ludopatia). Un nuovo fenomeno inoltre. che già stava crescendo, originario del Giappone, ma che in questo periodo è esploso ovunque a motivo della quarantena, è quello degli Hikikomori”
Cosa caratterizza una dipendenza?
“Prima che le famiglie scoprano una dipendenza, soprattutto quando non c’è una sostanza di mezzo (come per la tossicodipendenza o l’alcolismo), passa tanto tempo, perché la si confonde con un periodo difficile o di depressione, senza sapere che la dipendenza sta mettendo le sue radici, e sradicarla diventa difficile e doloroso. Il ragazzo, probabilmente, invece è già in un disturbo del comportamento molto serio. In molti casi, è stato affermato in letteratura che, uno dei segni più comuni è il deficit dell’attenzione. Altra cosa che può essere un campanello d’allarme è il tempo, materialmente una dipendenza richiede un tempo da dedicare. Quando questo toglie tempo ad altro, che nell’equilibrio dell’esperienza vitale risulta prioritario (lavoro, affetti, hobbies), si cade nella dipendenza. Anche il linguaggio del corpo può essere un segnale: un ragazzo che ha sempre assunto una posizione composta, rivolta verso il docente, dialogante, che passa ad una di rottura, svogliata e menefreghista, può essere in una fase di dipendenza. Anche la percezione umorale può essere un segnale. Bisogna fare attenzione, il cambio umorale è tipico degli adolescenti, ma se esso diviene particolarmente importante è bene monitorare la situazione. L’insieme di più segnali o fattori può far scattare un campanello. I segnali però variano da ragazzo a ragazzo, da sostanza a sostanza.”
Cosa si può fare nel momento in cui si scorgono questi segnali?
“La cosa importante è fare rete, confrontare più persone possibili nel disagio del giovane. Se parliamo di scuole, bisogna spingere ancora di più per ottenere in ognuna di esse uno sportello di ascolto anonimo. Con la didattica a distanza questo è diventato quasi impossibile. La rete della collaborazione si è tramutata nella rete del web. Lasciare una porta aperta però è fondamentale anche per le famiglie, che talvolta non sanno nemmeno a chi rivolgersi. Oggi sarebbe necessario che ogni scuola avesse il suo consulente, per avere anche la forza di non piegarsi alle diagnosi più disparate, per il bene di tutti. Ma c’è anche da dire che un segno non fa una dipendenza, quindi occorrerebbe che gli insegnanti facessero formazione al riguardo, per tutelare se stessi innanzitutto. L’accompagnamento è fondamentale, se non si conosce realmente chi hai di fronte, non puoi riconoscere il malessere e la dipendenza. Non poter mettere le mani in pasta è frustrante per gli operatori e per i docenti. La verità è che non c’è una formula reale ed unica, sta molto nell’intelligenza emotiva dell’operatore capire cosa fare. Imparare a guardare emotivamente un ragazzo è una cosa difficile.”
Nel caso in cui vi siano evidenze molto probanti, cosa bisogna assolutamente fare?
“Accompagnare la famiglia. Questo è un compito delicatissimo. Ci sono famiglie che aspettano solo un segnale per avere il coraggio o la forza di affrontare il problema e dargli un nome. Vi sono altre che invece negano fino allo stremo, anche contro il benessere del proprio figlio, perché recepiscono questo come un fallimento. Difatti occorre che ogni istituto abbia il suo esperto. In questi casi, molto è deciso dalla prevenzione: le giornate “contro” non servono a tanto, serve dialogare e preparare, riconoscere, e a questi “eventi/esperienze” dovrebbero partecipare le famiglie e gli stessi docenti. Bisognerebbe farlo tutti insieme, perché siamo tutti attori dell’azione educativa. Sono anni che faccio questo nelle scuole, con i ragazzi, ma resta sempre un pezzo estraneo e mai coinvolto.”
Ci sono delle dinamiche da poter proporre in un gruppo classe in questi casi?
“Creare un percorso di riscoperta delle emozioni, che dia voce alle stesse e che aiuti i giovani a dare un nome al sentire interiore. Cosa è questo che sento? Cosa significa questa cosa per me adesso, qui ed ora? Un percorso che risponda a queste domande irrisolte, a cui si dà risposta tramite le dipendenze”
Dopo questo periodo quali sono le problematiche che riscontri?
“Da sempre il riconoscimento delle proprie emozioni. All’inizio chi soffriva di depressione e attacchi di panico, si sentivano meglio: il fatto che tutto il mondo fosse in casa e non solo loro, ha normalizzato il loro sentire. Questo è stato un effetto immediato molto comune alle persone affette da dipendenza in generale. Certo è che gli effetti definitivi li capiremo nel tempo. In alcune famiglie, per esempio, si è parlato di più, è cresciuta nelle stesse la condivisione della spiritualità. Questi sono anche fenomeni positivi, che non vanno disprezzati.”
Ci sono dei riferimenti, testi, blog che puoi suggerirci per attingere conoscenza in materia e nel caso trovare delle risposte?
“Innanzitutto il testo Intelligenza Emotiva di Daniel Golemann. Un testo dove la persona che legge con uno stato d’animo attento e profondo potrebbe iniziare a capire qual è l’approccio per confrontarsi con l’umano e le sue problematiche. ALANON è il sito dei familiari degli alcolisti, può servire a conoscere la realtà a partire dalla voce di chi l’ha vissuta sulla propria pelle e non solo sui manuali. Questa stessa associazione ha creato il percorso dei dodici passi per la crescita emotiva, infatti di questi dodici passi solo il primo parla di sostanza. Kairos al momento giusto è una pagina da me gestita in cui si possono trovare piccoli spunti, ma anche fare domande o chiedere aiuto”
COPERTINA DI UMBERTO GAMBA
UMBERTO GAMBA
“…partendo da un quanto mai valido e qualificato programma figurativo, è pervenuto ad una propria personale espressione, nell’interesse per le vicende quotidiane dell’uomo e del divino. Per cui in ogni suo lavoro si evidenzia un modulo narrativo chiaro e leggibile, dove la dimensione del suo linguaggio, anche trasfigurando le visioni, le rende palpitanti e colme di un sentimento di spirituale armonia…”
Si dedica all’attività pittorica dal 1977 presentando numerose mostre personali (alcune tra le più importanti a Milano, Assisi, Bergamo, Trento, Bari, Bologna, Clusone (Bg), Castione (Bg), Martinengo (Bg)…) e partecipando, con successi e riconoscimenti, a molte collettive e concorsi in Italia e all’estero.
www.umbertogamba.it
GRAZIE AL COLLEGA UMBERTO DA TUTTA LA REDAZIONE
PER AVERCI FATTO DONO DELLA COPERTINA DI QUESTO NUMERO
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