Agorà IRC n. 4 – aprile 2021
EDUCAZIONE CIVICA & IRC
di Monica Bergamaschi
In questo numero di Agorà Irc affronteremo un tema che ho già introdotto in un articolo nel numero di novembre 2020 (https://www.magglance.com/Magazine/e3b94684af8c4a7ca190f464f66088e9/white), presentato con un video durante l’assemblea sindacale Uil scuola Irc del 17 dicembre 2020 (https://www.youtube.com/watch?v=CSlGkZxrvX0&t=97s) e di cui il nostro coordinatore nazionale, Giuseppe Favilla, si è occupato intervistando, per la rubrica web “In dialogo”, il Dott. Mirko Campoli, Direttore regionale degli Uffici IRC della Conferenza Episcopale del Lazio (https://www.youtube.com/watch?v=FU_2TyqQhIA) e la Dott.ssa Lucrezia Stellacci, attualmente coordinatrice del comitato tecnico-scientifico per l’educazione civica, (https://www.youtube.com/watch?v=xBCrzEzZpK4&t=728s): il rapporto tra educazione civica e insegnamento della religione cattolica.
La Legge 20 agosto 2019 n.92, che ha introdotto l’educazione civica, stabilendone l’entrata in vigore a partire dal 1 settembre 2020, da subito ha creato non poche perplessità su quale fosse il possibile contributo dell’Irc a questo nuovo insegnamento, avviando un’accesa discussione che ha raccolto varie riflessioni da parte degli operatori coinvolti: insegnanti di religione, dirigenti scolastici, direttori diocesani degli uffici scuola, esperti IRC e sindacati. In assenza di una precisazione specifica riguardante l’insegnamento della religione cattolica vi sono state molte prese di posizione di natura ideologica tese all’esclusione degli insegnanti di religione dal nuovo insegnamento, quasi come se essi non fossero parte del consiglio di classe. Le obiezioni sollevate riguardano principalmente la presenza dei non avvalentesi, la possibilità per l’idr di svolgere parte delle 33 ore minime previste per il nuovo insegnamento e la valutazione dell’educazione civica. D’altro lato, molti sono gli insegnanti di religione che hanno invece incontrato un clima accogliente e propositivo che li ha visti coinvolti, non solo nell’insegnamento dell’educazione civica, ma anche nei ruoli di coordinatore di classe di educazione civica o referente di istituto. Qualche tentativo conciliante ha cercato di attribuire all’insegnante di religione cattolica la possibilità di contribuire al nuovo insegnamento, ma solo al di fuori del monte ore minimo previsto e di assegnare il ruolo di coordinatore dell’educazione civica all’insegnante di religione solo nel caso in cui la classe fosse composta da soli avvalentesi. La riflessione, accompagnata dall’esperienza sul campo, è giunta a un livello sufficientemente maturo, tale da permettere di poter rispondere, in assenza di nuove e ulteriori specificazioni normative, ai vari interrogativi emersi.
1)L’insegnante di religione cattolica può contribuire all’insegnamento dell’educazione civica? La legge 20 agosto 2019, n. 92 all’art. 2 comma 4 prevede che questo insegnamento sia trasversale e affidato ai docenti dell’organico delle istituzioni scolastiche. La trasversalità dell’educazione civica rappresenta un aspetto di novità rispetto alla prospettiva delle discipline tradizionali, assegnando all’insegnamento la valenza di matrice valoriale che sia in grado di sviluppare processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extra disciplinari. Il Ministero evidenzia ripetutamente che ogni disciplina, dunque anche l’IRC, concorre a completare il bagaglio civico, sociale, culturale ed esperienziale di ogni alunno. È bene distinguere tra “disciplina” che ha dei nuclei tematici propri e “insegnamento” che ha, invece, nuclei tematici che appartengono a discipline diverse.
2) Ai Non avvalentisi può essere proposto un contenuto dell’educazione civica dall’insegnante di religione? La trasversalità è un elemento di novità che caratterizza l’educazione civica rendendola diversa dalle altre discipline tradizionali e permettendole di superarne le regole. L’insegnamento di educazione civica è affidato con delibera del collegio dei docenti, su proposta degli stessi docenti della classe o del consiglio di classe, a uno o più docenti del consiglio di classe, di cui l’Idr fa parte con tutti i diritti e doveri degli altri insegnanti. La legge non prevede il diritto di non avvalersi di tale insegnamento solo perché affidato al docente di religione, poiché esso è parte integrante del curricolo scolastico obbligatorio.
3)L’insegnante di Religione può essere coordinatore di educazione civica di classe o referente di istituto? L’insegnamento di educazione civica spetta in contitolarità a più docenti e il coordinamento spetterà a uno dei docenti contitolari dell’insegnamento. A uno dei coordinatori per l’educazione civica, individuato su proposta del dirigente scolastico, dal collegio stesso, vengono attribuite funzioni di referente. Poiché il docente di religione è contitolare dell’insegnamento di educazione civica, lo stesso può ricoprire anche la funzione di coordinatore o di referente.
4)L’insegnante di religione partecipa alla valutazione dell’ educazione civica? Poiché la valutazione dell’educazione civica è collegiale non ha senso l’esclusione dell’insegnante di religione dall’assegnazione collettiva del voto e, visto che, il coordinatore di educazione civica formula la proposta di valutazione sulla base di quanto espresso dall’intero Team o consiglio di classe, non sembrano esserci ostacoli legati all’attribuzione del voto, neppure perché egli possa ricoprire il ruolo di coordinatore di educazione civica. Nei vari registri elettronici sono state predisposte sezioni a parte per l’insegnamento di educazione civica, i docenti delle varie discipline, quando svolgono le ore di educazione civica, firmano su questo registro e non sul registro della loro materia specifica, anche i voti vengono assegnati nell’apposito registro di educazione civica.
Se la normativa sembra considerare, in modo del tutto naturale, l’insegnamento di religione cattolica come una disciplina che, al pari di tutte le altre, concorre alla finalità della scuola e l’insegnante di religione come un docente con tutti i diritti e doveri, al pari dei colleghi delle altre materie, viene da chiedersi per quale motivo nascondersi dietro l’atipicità sottraendosi alla possibilità di partecipare a pieno titolo alla vita della scuola e a quella degli studenti? Perchè indietreggiare davanti alle prese di posizione di natura ideologica di qualcuno? Perchè doversi ricavare un proprio angolino di benessere giungendo a compromessi non richiesti? La natura specifica dell’insegnamento di religione cattolica e la sua matrice valoriale fanno di questa materia un contributo più che valido al nuovo insegnamento trasversale, all’interno di una scuola che chiede una partecipazione attiva alla vita e alla formazione di cittadini responsabili.