“Incontri religiosi” al Salone del libro a Torino
Quattro giornate in cui cultura, arte, fantasia, giochi, grandi e piccini, si ritrovano. Il simbolo di questo Salone, è quella Torre di libri, pronta ad essere immortalata dai suoi visitatori in selfie individuali o in compagnia. In verità, non sono andata come redattrice, ma per deformazione professionale, alle ore 18:00 di domenica sono stata colpita da un titolo in evidenza: LIBERTA’ DI ESPRESSIONE – Diritto di satira e tutela del sentimento religioso. Immediatamente mi è venuta alla mente quella triste pagina di terrorismo francese, la strage di Charlie Hebdo, 12 persone uccise che lavoravano all’interno di questo giornale satirico, delle “vignette blasfeme” pagate con il sangue di 12 persone e mi sono fermata all’incontro.
Moderatore il prof. Valentino Castellani, noto ai torinesi perché è stato anche sindaco della città fino al 2001, presidente del Comitato INTERFEDI.
Relatori a questo incontro sono stati: Idris Elio Bergia, Rav Ariel Di Porto, Svamini Hamsananada Giri, Marco Ventura e Alberto Zanconato.
Alberto Zanconato, Capo redattore Ansa di Roma, 20 anni come inviato speciale, giornalista Ansa tra Iran e Libano, apre il dibattito ricordando la decapitazione di Samuel Paty, quel professore francese ucciso barbaramente da un estremista musulmano dopo aver tenuto una lezione sulle caricature di Maometto. Riporta anche certi momenti di tensione vissuti in Medio Oriente, per via di decisioni che apparivano agli occhi del lettore come scelte religiose, ma che nascondevano un retroscena politico. Il suo intervento si conclude con una sua riflessione che invita al rispetto della persona in quanto tale, proprio perché persona, includendo nella dimensione della sua dignità anche il credo religioso, qualsiasi esso sia.
Marco Ventura, prof. Di Diritto Canonico, le sue parole hanno un taglio giuridico, parla di censura della blasfemia, specifica quando questa può essere considerata tale, e quando invece si è davanti a qualcosa che appare comunemente banale, ma che, per alcuni, può essere interpretata in termini esagerati, tanto da sfociare in atti di atroce violenza, così come riportano le cronache più recenti che lasciano tutti sgomenti.
Svamini Hamsananada Giri, monaca induista, apre il suo breve intervento con il riferimento al Darma, come concetto di non violenza e mette in evidenza un aspetto a volte trascurato nel nostro vivere oggi: l’ascolto, una dimensione poco valorizzata se pensiamo, ad esempio, all’ampia diffusione della comunicazione virtuale, poco relazionale, più individualista.
Interessanti gli ultimi due interventi da parte dell’Imam piemontese della Coreis (comunità religiosa islamico italiana) Idris Abd al Razzaq Bergia e Rav Ariel Di Porto, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino. Entrambi hanno lasciato parole di vicinanza tra le religioni. Sul tema della satira, si è espresso l’Imam Idris Abd Al-Razzaq Bergia ricordando che bisogna riconoscersi sottomessi alla volontà di Dio, essere piccoli e umili, anche di fronte alla satira, bisogna sentirsi sempre inferiori all’entità divina, ricercarne il consiglio nella preghiera, senza sfociare in atti di violenza che non sono propri dell’uomo islamico, Allah, infatti, non desidera e non appoggia la violenza tra gli uomini. Nell’Islam ci sono dei limiti che non sono delle imposizioni, ma sono veramente il tracciato dell’espressione della libertà. Nell’Islam si dice che Dio ama i semplici e coloro che hanno il volto sorridente, questo è molto in contraddizione con l’immaginario comune che è emerso nel tempo, nei confronti dei musulmani percepiti come seriosi ad oltranza a dispetto delle raccomandazioni che risalgono al profeta e che risultano contrapposte alla percezione comune emergente davanti a problematiche recenti. Il profeta stesso, Mohammed, sorrideva di fronte a certie interpretazioni estreme di fede quotidiana da parte dei propri compagni, dei propri discepoli, perché una tendenza di sempre dell’uomo è quella di esagerare. In altre parole, l’ironia per i musulmani, per il mondo islamico è segno positivo di chi dimostra di non prendersi troppo sul serio. Nel mondo islamico, infatti Dio è il più grande e i fedeli devono essere sottomessi, nel senso di essere pacificamente accolti nella volontà divina, senza sentirsi troppo importanti. Con una precisazione, è stato operato un distinguo fra ironia, satira e sarcasmo che si riscontra quando si diventa cattivi nei confronti dell’altro. Il Corano non parla di sarcasmo nei confronti di altri profeti. Il sarcasmo presuppone un senso di superiorità, un disprezzo dell’altro, non è umorismo. Bisogna sempre muoversi dal punto di vista del rispetto richiesto al buon fedele, nel senso che questo discorso non va fatto come un buon cittadino, ma come un buon musulmano. L’Islam, secondo l’Imam piemontese, invita quindi a essere ironici e a non prendersi troppo sul serio, con una maggiore leggerezza di sé stessi e degli altri.
Rav Ariel Di Porto inizia il suo intervento ricordando che tutti siamo stati creati ad immagine di Dio, e che per tutti la religione è un fatto serio. E’ vero che una risata può piacere a tutti, però è anche vero che bisogna fare attenzione che quella risata non vada a colpire la sensibilità religiosa, questo pericolo è maggiore a causa dello sviluppo dei social. Mentre i giornalisti sono tenuti ad un codice deontologico, su Fb chiunque può senza controllo, per cui è facile assistere a dinamiche distorte che vengono alimentate da contenuti visivi, che veicolano messaggi potenzialmente pericolosi e con tasso di diffusione a crescita incontrollabile. Tante volte quando si parla della Shoà, molti scrivono assurdità alimentando una catena pericolosa, altrettanto pericoloso può essere sostenere l’esistenza del Diritto alla Blasfemia. Il concetto di libertà desunto dal contesto francese non può essere sempre applicabile ovunque. In tema di blasfemia, proprio perché si possono creare delle dinamiche pericolose è bene accogliere la testimonianza di chi ha vissuto per anni il ruolo della vittima. Nella storia dell’antisemitismo, spesso si arriva alla disumanizzazione dell’altro, pensiamo all’atto pratico con cui si arrivò allo sterminio degli ebrei privati della loro dignità di persone dal potere nazista. Per cui, satira sì, ma nel rispetto del sentimento religioso di ciascuna persona, nel rispetto dell’altro.
Un tavolo alla presenza di diverse religioni insieme, un incontro pacato, sicuramente in linea con la Dichiarazione Conciliare Nostra Aetate, un dialogo interreligioso anche con confessioni non cristiane. La satira facciamola pure, ma lasciamo puro quel sentimento religioso che alberga in ciascun uomo, senza sminuire o ferire il sentimento religioso che c’è in ciascuno di noi.